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Il top dell'Aikido?

Immaginiamo un contenitore vuoto. Se pensiamo di mettere dentro un liquido, ne valuteremmo la limpidezza, il colore, l'odore, la temperatura, la densità e la quantità. Ognuno di noi avrà il suo parametro di misura in base alle proprie sensazioni ed esperienze nonostante il contenitore con quel liquido sia sempre lo stesso. La nostra personale descrizione del liquido sarà necessariamente diversa da chiunque altro, anche nelle pur minime sfumature. Questo perché la rappresentazione del mondo tridimensionale passa attraverso i nostri sensi che, interpretati dal nostro cervello, danno luogo a ricordi, immagini, emozioni e percezioni.

 

Esprimere il proprio giudizio sul liquido o sul contenitore come un fatto oggettivo è errato. E' come parlare su una frequenza dove non c'è nessuno. Solo chi è vicino a quella frequenza sente qualcosa di non completamente chiaro ma non ci sarà un'intesa perfetta. Questo perché si parla attraverso le proprie esperienze e non attraverso il sentire dell'anima.

Dire che un praticante fa un Aikido migliore di un altro, che una scuola è meglio dell'altra, oppure che un maestro è al top dell'Aikido, è un po' come mettere a paragone i praticanti al liquido e l'Aikido al contenitore. Paragonare l'Aikido al contenitore è come identificarlo a qualcosa di finito nelle sue misure, con un minimo e un massimo, il down e il top. È un contenitore con una scala di valutazione unica e comune a tutti.

 

Quando pensiamo che l'Aikido sia il contenitore o il praticante il liquido, stiamo facendo un errore di valutazione. L'Aikido non è il contenitore nè tantomeno il liquido. Non è il contenitore perché sarebbe finito e perciò non potrebbe accettare un contenuto più grande di se stesso e non è neppure il contenuto perché si limiterebbe al contenitore. Per questo l'Aikido non può essere né contenitore né contenuto. Esso non è limitato ad un concetto o a una serie di tecniche. E' qualcosa di più.

 

E neppure il contenuto può essere valutato allo stesso modo da chi l'osserva. Dire che un praticante sia bravo o meno, significa aver limitato il concetto di Aikido e giudicato contemporaneamente qualcuno che non conosciamo. Dire quel praticante è al TOP dell'Aikido si fa un danno a se stessi e agli altri, spostando l'attenzione su altre vie che non sono la crescita personale. Non sarebbe forse più semplice ricevere ciò che ci viene dato e verificarlo su noi stessi? Se la pratica ci illuminasse o ci confermasse la sua inefficacia, non farebbe altro che aumentare la nostra consapevolezza e questo non è forse positivo?

 

L'Aikido è secondo me la Direzione, uno strumento per intraprendere la Via. Dobbiamo portare l'Aikido nella nostra vita privata, non praticarlo soltanto nelle tecniche. Conoscere e praticare i vari modi di vivere ed esprimere l'Aikido apre l'orizzonte al nostro cuore e alla nostra consapevolezza. Solo il confronto costruttivo e introspettivo ci può arricchire lo spirito.

 

Quello che un praticante esprime in Aikido, è semplicemente quello che è. Seguire solo una scuola o uno stile perché ritenuto a priori il migliore significa credere al solo strumento senza utilizzarlo per la crescita personale. Significa regalare la propria libertà di crescita al maestro.

 

Il vero obiettivo per ognuno di noi è "diventare il maestro di se stesso".

 

Un sorriso di luce a tutti.

 

Alessandro Pappa

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