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Nel vuoto, la forza fisica perde tutta la sua efficacia

Quando parlo di vuoto non mi riferisco al suo significato aristotelico, cioè un luogo da quale viene tolta tutta la materia. In questa accezione il vuoto è immediatamente colmato da nuova materia; la materia deve essere ovunque. Non mi riferisco neanche al significato che ne dà la fisica, e cioè che “il vuoto è l'assenza di materia in un volume di spazio”, per cui non ci dovrebbe essere neppure l’aria.

Quando parlo del vuoto intendo uno spazio dove non c’è forza fisica, ma fluidità e controllo in senso taoistico. Non può esistere il pieno senza il vuoto, non può esistere Yin senza Yang.

Se vogliamo immaginare il pieno, pensiamo subito a qualcosa di materiale, ad uno spazio riempito da qualcosa. Quando pensiamo agli effetti di un pieno, immaginiamo a oggetti spostati con la forza, con spinta o tiraggio, azionati sicuramente dai muscoli o da motori.

Il pieno lo immaginiamo come qualcosa di tangibile, mentre il vuoto è per noi intangibile, qualcosa che non si vede e non c’è. Nulla di più sbagliato, perché il vuoto c’è e si vede.

Se noi vediamo una persona andare a sbattere contro un muro, vediamo un pieno in movimento andare a sbattere contro un pieno statico. Diversamente sarebbe stato se fosse scivolato su una buccia di banana. Avremmo visto un pieno in movimento entrare nel vuoto per poi atterrare sul pieno statico. Lo scivolone, quando la persona è in aria, è la rappresentazione del vuoto.

Ebbene, se siamo riusciti a capire l’essenza del pieno e del vuoto, allora ci viene spontaneo accettare l’idea che il pieno e il vuoto si compensano. Il pieno non si potrebbe muovere se non ci fosse il vuoto e il vuoto non avrebbe senso di esistere se non ci fosse il pieno. Così come il termine giorno e notte non potrebbero esistere se ci fossero solo il sole o solo la luna.

Il pieno si muove in uno spazio vuoto se viene applicata una o più forze.

Quindi in che senso la forza perde la sua efficacia nel vuoto?  Semplicemente indirizzando verso il vuoto la linea di attacco. Creare il vuoto implica il fatto che non ci sia nessuno, inclusi noi stessi, per far passare il pieno. Accogliere, controllare e accompagnare fuori dalla zona di pericolo o proiettare lontano.

Nella maggioranza delle tradizioni culturali d’Oriente, l’idea di vuoto è invece sinonimo di infinita ricchezza di possibilità, di massima apertura e libertà. Secondo un maestro hindu «Lo stato di vuoto mentale non è la demenza dell'idiota, ma intelligenza sommamente attenta, non distratta da pensieri estranei». Questa idea di vuoto è stata formulata soprattutto dal buddhismo in India, si è poi sviluppata col taoismo in Cina, ed ulteriormente in Giappone, specialmente grazie all’influsso che il buddhismo della Scuola Zen ha esercitato nelle arti. …

… Secondo la filosofia yin-yang il vuoto-pieno dovrebbe essere equilibrato dinamicamente, perché la staticità non esiste in natura. Senza fine, quindi, è nell’universo l’alternanza tra vuoto e pieno. Così, la persona che vuole seguire la via naturale, che vuole essere in armonia col Tao, deve riprodurre in sé quest’alternanza. Se il pieno e il vuoto fossero esattamente equivalenti, se lo yin e lo yang fossero esattamente ripartiti, saremmo in una situazione statica, morta. Perché sia possibile la differenziazione, la vita, ci deve essere uno squilibrio che metta in moto le cose, squilibrio che evolva dinamicamente. Quindi la soluzione è l’ennesimo paradosso: dalla tensione, dallo squilibrio, deriva l’armonia dell’universo!

Massimo Ciccotti - http://www.lastampa.it del 30/04/2012

 

L’alternanza del pieno e del vuoto fanno parte della dinamica, della vita, dell’universo.

Ciò che è piegato diventa intero. Ciò che è tortuoso diventa dritto, Ciò che è vuoto diventa pieno…

Lieh Tzu – Il Vero Libro della Sublime Virtù del Cavo e del Vuoto

Di solito, per spiegare cosa intendo con l’alternanza del pieno e del vuoto faccio un esempio pratico di una ruota a raggi. Il raggio è il pieno e lo spazio che c’è tra un raggio e l’altro è il vuoto. Quando la ruota gira, non si distingue più dov’è il pieno e dov’è il vuoto, ma si vede l’effetto.

Quando le direzioni iniziali del pieno vengono “guidate” in spazi vuoti, la forza applicata si annulla diventando “forza di inerzia” e senza avere la possibilità di riprendere il controllo della spinta. In questo caso, avendo creato il vuoto entro cui far passare il pieno, la forza perde la direzione e quindi la sua efficacia e noi possiamo dirigerlo in qualsiasi direzione, evitando l’impatto fisico e senza arrecare danno a chi vuole riempire il nostro spazio con un attacco fisico e/o verbale.

Alessandro Pappa

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