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LA RESPIRAZIONE

Ci sono alcuni momenti della nostra vita in cui ci rendiamo conto che la respirazione è vitale. In effetti lo è. Possiamo resistere senza mangiare per circa un mese, senza bere per una settimana e senza respirare per cinque minuti.

La parola RESPIRAZIONE, composta da RESPIRARE e AZIONE, deriva dal latino e significa RE addietro, SPIRARE soffio e ACTUS da AGERE cioè agire. L'azione a inalare ossigeno (soffio vitale) e rimandarlo indietro per prenderne del nuovo. L'azione è continua e quasi inconscia. Cioè non ci preoccupiamo di respirare. Lo facciamo e basta. E' un'abitudine, un'azione inconscia.

 

In verità, la respirazione racchiude il segreto della nostra vita. In Oriente si parla della respirazione come uno strumento di meditazione, di concentrazione, di rilassamento. Insomma uno strumento che ci permette di modificare il nostro stato d'animo, di entrare in contatto con la parte più profonda di noi stessi.

 

Nelle arti marziali diventa essenziale per la sopravvivenza in caso di combattimento. Sferrare un colpo a mani nude (atemi) o un colpo di spada in apnea non è la stessa cosa che sferrare lo stesso colpo con il fluire della respirazione.

Ho imparato che i tempi della respirazione non debbono necessariamente seguire i tempi dell'esecuzione delle tecniche. Sferrare un colpo con la massima potenza muscolare ha bisogno di inspirare alla massima capacità e bloccare l'espirazione fino a che il colpo sia sferrato. Questa situazione è però un'azione quasi statica, senza grande movimento di gambe e piedi. Un boxer deve piantare i piedi a terra per prendere velocità e potenza e sferrare un colpo con movimento "a frusta" che partendo dal basso e passando attraverso la spalla, esprime nel pugno.

 

Ci siamo abituati a far coincidere il tempo dei movimenti con la respirazione e ogni volta che abbiamo bisogno di potenza, blocchiamo il respiro. Questa condizione ci dà la sensazione di avere il controllo della nostra potenza e dell'utilizzo della nostra energia. Il realtà questo controllo non c'è e l'energia è limitata nel tempo, poiché l'apnea consuma molto presto tutto l'ossigeno nei polmoni e il sangue non riesce più a soddisfare la richiesta dei tessuti e delle fibre muscolari. Insomma, più si richiede potenza ai muscoli e più ossigeno dobbiamo inalare. Il cuore ha così il compito di pompare il sangue che è il mezzo di trasporto della nostra fonte di energia fisica.

Dobbiamo necessariamente separare il tempo della respirazione con il tempo di esecuzione delle tecniche fino a che si sferra il colpo finale. Se il colpo finale finisce sul "pieno", cioè creando una sorta di opposizione, abbiamo bisogno della forza. Se il colpo finale invece passa nel "vuoto", cioè in assenza di opposizione, allora non abbiamo bisogno di forza ma di continuità del movimento e di una respirazione libera e ininterrotta.

Interrompere la respirazione per sferrare un colpo immobilizziamo i piedi per avere la massima potenza nella parte superiore del nostro corpo. In questo caso saremo vulnerabili nella parte inferiore. Se invece il respiro è continuo e "basso", non solo avremo i muscoli più rilassati e pronti allo scatto, ma avremo una stabilità maggiore (la sensazione di essere più pesanti per gli altri), una mobilità alle gambe che non blocca i movimenti degli arti superiori e un baricentro più basso.

 

Ascoltare il nostro respiro ci fa bene per conoscere noi stessi meglio.

 

Alessandro Pappa

 

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